
La ragazza del treno, tratto dall’omonimo romanzo di Paula Hawkins, parte bene. Regia attenta, lavorìo di sguardi e vetri. Il regista Tate Taylor riesce a costruire un’imponente architettura di tensioni e immagini. Ma mancano le fondamenta. Sceneggiatura e trama affossano il film. Il bel castello d’introspezione si sgonfia in approssimazioni caratteriali e superficialità psicologica
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